Limite, dal latino lìmites, sta ad indicare un confine, una linea terminale o divisoria. Nel quale noi, adesso, ci soffermeremo per qualche secondo riflettendo sul perché ancora oggi dobbiamo affrontare dibattiti su alcuni limiti che dobbiamo assolutamente impostare tra virtuale e vita reale.
Ora vi pongo una domanda: siete disposti a perdere la vostra identità in un mondo che realmente non vi appartiene? Perdere ogni capacità cognitiva, rischiare di divenire un vegetale, perdere la propria identità… ah ah ah che drammatizzazione!!
Ovviamente sto scherzando, ma non troppo. Molti credono che il virtuale sia un gioco, un passatempo ma ad uscirne poi ne siamo capaci? Non è così semplice come pensiate.
Studi psicologici dimostrano che alienarsi dalla propria realtà comporta perdere ciò che è il quotidiano, perdere il reale contatto con la vita, perdere contatti sociali. Quindi si possono avere conseguenze molto gravi a livello psicologico. Siamo degli individui che, volente o nolente, non riescono a stare da soli per molto tempo. Abbiamo bisogno di interagire. Siamo individui pensanti, abbiamo bisogno di socializzare, ma in modo reale non solo virtuale. Per questo parlo di limiti, bisogna andare oltre l’etimologia della parola, perché questo confine in ambienti virtuali non esiste. È pericolosissimo lasciare come prede dei bambini o degli adolescenti nelle mani del virtuale.
“Siamo come Hikikomori, che si amano a distanza”, così citano i Pinguini Tattici Nucleari nella loro canzone e sapete cosa sono gli Hikikomori? E’ un termine giapponese, significa “stare a distanza” e viene utilizzato per indicare soggetti (perlopiù adolescenti) che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, a volte anche anni. Non per causa di una dipendenza da internet, perché questi soggetti sono già fragili di per sé, quindi trovano rifugio in ciò che li riesce ad isolare. Internet, il virtuale, la tecnologia diventano una possibile conseguenza.
Quindi avendo soggetti che sono facili bersagli, come gli Hikikomori, come i bambini o soggetti fragili (o anche non), è molto semplice cadere e sprofondare negli abissi virtuali.
Ormai, siamo circondati da telefoni e persone (non viceversa). I social ci impongono di rimanere collegati h24, milioni di notifiche, sponsorizzazioni che attirano la nostra attenzione e distrazione perché purtroppo, di noi, ne conoscono quasi i pensieri più intimi. Perché la privacy, questa sconosciuta, è divenuta un optional (ma mai sottovalutarla). Quindi è facile per i più deboli cadere in queste trappole alienanti.
A tal proposito, ci sono degli articoli interessanti sul nostro sito che riguardano la privacy, vi lascio i link:
Mentre io ho già in bozza un nuovo articolo, sempre sulla privacy, quindi stay tuned!
Per non parlare delle dimensioni virtuali, un po’ come la stanza dello spazio e del tempo di Dragonball, dove sai quando entri ma non sai quando esci. Tiktok è un po’ così, uno dei social affermati negli ultimi anni, ha questo nome un po’ bizzarro, che adesso vi spiegherò.
Iniziamo con lo specificare che quest’ultimo, è una fusione con un vecchio social chiamato Musical.ly, simile all’attuale ma molto meno conosciuto. Stessi contenuti e stessi principi. Insomma, sono la stessa cosa. Ma di questo ne parleremo magari successivamente. Convertito in Tiktok, sempre per lo stesso concetto del “sai quando entri…” ma poi perdi la cognizione del tempo, infatti ricorda un po’ il ticchettio di un orologio. Provare per credere. Anche se non ci sono fonti certe sull’argomento, questo è quello che so, che ho vissuto e che vi racconto. Sta di fatto che ti cattura letteralmente: entri alle 15 del pomeriggio e magicamente è ora di cena!
Ovviamente è un esempio, ho preso Tiktok come tale per il nome e per cosa rammenta, ma questo vale per qualsiasi piattaforma, qualsiasi social e qualsiasi cosa che si discosta e si dissocia dalla realtà.
Non sono contro la tecnologia, nemmeno contro il mondo virtuale, ma sono assolutamente d’accordo sull’impostare realmente un limite, per non perdere il quotidiano, per non perdere i dettagli, ciò che ci circonda, i sentimenti, gli affetti… e ribadisco il concetto di limite e realtà.
Perché un bel caffè, face to face e non face to phone, sarebbe un bel ritorno a ciò che è realmente reale.
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